“ Raccontami un fattariello! ” dicevo io.
A tutti quanti gli altri chiedevo favole, storie.
Ma sapevo che per lei, le favole erano fattarielli ; e allora li chiamavo così anch'io, per usare le parole sue.
E le parole sue, quelle che usava per raccontare, erano sempre le stesse: antiche, cantilenanti, definitive.
Quelle storie erano state raccontate centinaia di volte; ma le parole non erano cambiate mai.
" Quello del suricillo " aggiungevo io – perché quello era il mio preferito – e allora la mia nonna intrecciava le mani e cominciava a raccontare; con gli occhi contenti e il tono compiaciuto, di chi sta rivelando un segreto, e lo fa con tutti i suoi più piccoli e succosi particolari:
" Ce steva na vota na vecchiarella
ca scopava na chiesiella.
Na vota, scopanno 'a chiesiella
trovaje nu turnusiello."
Cominciava così questa storia antica, e proseguiva teneramente, con un improbabile sposalizio tra la vecchierella in questione e un suricillo : un topolino, si.
Storia d'amore infausta! perchè il topolino novello sposo, incurante delle raccomandazioni della consorte, trovava inaspettatamente la morte nel pentolone del ragù da cui si era sporto troppo, nel tentativo di inzupparci un poco di pane.
È chiaro che già fermandoci qui, avremmo tutti gli elementi per turbare e sconvolgere la psiche innocente di ogni bambino...
E invece la storia continua...
Con la vecchierella che, tornata a casa, e scoperto il suo amato topino annegato, comincia a piangerlo disperatamente, e piangendo piangendo…se lo mangia!
Oggi mi piace appellarmi al cannibalismo rituale per spiegarmi questo finale truce ( in alcune culture antiche, cibarsi dei resti dei propri cari era un modo di preservare la loro essenza e tramandarne lo spirito, si si…).
Tuttavia non riesco a convincermene veramente, nè a trovare in questa storia una morale rassicurante che non sia unicamente quella di non sporgersi troppo dalle pentole mentre cuoce il sugo, se sei così piccolo da poterci cadere dentro.
Trovavo inconcepibile questo finale fin da bambina, eppure questa storia mi è sempre piaciuta...
Mi piaceva il modo in cui la nonna sceglieva le vecchie parole e ritmava le strofe; il modo in cui faceva i versi degli animali e imitava la voce del suricillo e poi quella della vecchierella, sorridendomi sempre con gli occhi, perfino mentre il suo personaggio piangeva.
Credo sia per questo che questa storia ancora mi piace tanto, anche se il finale non è come l'avrei voluto.
Ci penso, e non posso fare a meno di sentire la sua voce che racconta per me, di vedere le smorfie, le mani che gesticolano, gli occhi che ridono per farmi ridere.
Ho voluto illustrare questa storia per te, perchè so che questo ti avrebbe fatto contenta e che stavolta avresti riso tu.
E so che avresti detto che il disegno era bello... perchè lo dicevi sempre, di tutto quello che facevo io.
Quando ho cominciato a disegnarla, questa mia vecchina, mi sono resa conto subito che in realtà stavo disegnando te, anche se tu, questa pettinatura non ce l’hai mai avuta.
La vecchierella che ho sempre immaginato, ha sempre avuto la voce tua e per me sei sempre stata e sarai sempre tu.
Così ho cercato di dare ai suoi occhi il colore dei tuoi: quel grigio così assorto e liquido e prezioso, come il colore di certi cieli prima della pioggia…
il colore ormai introvabile che mi mancherà sempre.
Avrei voluto anch’io
Avere gli occhi belli
Come li avevi tu.